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Sia santificato il tuo nome

Sintesi dell'incontro del primo venerdì del mese – 1 dicembre 2017
Tema: “Sia santificato il tuo nome”
Relatore: Don Alessandro GIRAUDO - Cancelliere della Curia Vescovile di Torino

Grazie di questa occasione, grazie per la pazienza che eserciterete nell’ascoltarmi dopo la fatica della giornata. Che davvero il Signore possa essere santificato nel nostro incontro con lui. Questa invocazione, “sia santificato il tuo nome”, segue immediatamente la prima espressione del Padre nostro, cioè: “che sei nei cieli”.
Chiamiamo Dio con il nome di papà. Il padre che non è soltanto il mio, ma è il Padre nostro. È il Padre che ci riunisce in comunione, è il Padre che ci invita a riconoscerci figli e fratelli. A questo Padre domandiamo che sia santificato il suo nome.
Con questa invocazione siamo allora invitati a riconoscere Dio come vero e unico protagonista della nostra preghiera, perché deve essere lui davvero al centro, non soltanto del nostro incontro con lui, ma sia sempre lui al centro della storia e del tempo. Facciamo in modo che sia lui il protagonista della nostra vita.
Che cosa chiediamo al Padre quando diciamo, sia santificato il Tuo nome? Che cosa significa per la nostra vita di credenti, di figli, di figlie, pregare con queste parole?
Voi sapete che nella Bibbia il nome specifica l’identità; fin dalla Genesi l’uomo creato è chiamato a dare il nome a tutte le altre creature e con quel nome a riconoscere l’identità di ciò che esiste. Ma è l’esperienza che facciamo anche noi: io sono perché qualcuno mi ha chiamato, mi ha dato un nome. Pensate quanta fatica facciamo quando qualcuno non ci riconosce; quando qualcuno, non semplicemente ha dimenticato il nostro nome, ma ha dimenticato chi siamo. Eppure nel cammino di fede a cui tutti siamo chiamati, siamo invitati a scoprire il vero nome di Dio, a scoprire il suo volto.
È vero, l’uomo dà il nome a tutto quello che esiste, ma non dà il nome a Dio, è lui, Dio che si fa conoscere. Dio si rivela allora come l’altro che sta di fronte a ciascuno di noi, un altro che non ci è nemico, ma che vuole essere la nostra salvezza, che si fa per noi promessa di vita; solo Dio è capace di questa promessa di vita per ciascuno di noi attraverso le parole di Gesù e il suo Vangelo, attraverso l’esperienza della fede di chi ha creduto in lui; attraverso l’esperienza della comunità della Chiesa anche noi abbiamo conosciuto Dio con il suo nome.
Il nome di Padre, il nostro papà che è nei cieli, così lo invochiamo con quelle parole che Gesù stesso, il figlio, ci ha insegnato. Allora che cosa chiediamo invocando la santificazione del nome di Dio? Chiediamo che il nome di Dio sia santificato da Dio.
Per questo il verbo, lasciatemi la questione grammaticale, è al passivo perché è Dio il protagonista, è lui che santifica; solo Dio può compiere quella santificazione.
Chiediamo il dono di quella santificazione con la forza e con la fiducia di figli, e non con il timore dei servi.
Nel testo originale quel verbo non è solo al passivo, ma è in una forma che è simile al nostro imperativo; quasi comandiamo a Dio di essere santificato, che il suo nome sia santificato; la santificazione è allora l’opera della santificazione di Dio.
Chiediamo con queste parole che Dio si manifesti pienamente come il nostro Salvatore, come colui che ci libera dal male, come colui che ci coinvolge nel suo progetto di vita, come colui che ci rende santi, come colui che ci unisce nella sua santità. Chiedere a Dio che sia santificato il suo nome significa chiedere di essere coinvolti in quella santità.
Dio che è santo ci vuole santi come lui e ci rende santi come lui. Con queste parole chiediamo al nostro Padre che è nei cieli, che lui sia veramente il nostro Dio, e sia veramente il Dio fedele, il Dio che ci salva.
Chiediamo che il suo nome sia santificato in noi, nella nostra vita e che risplenda in noi, ma che il suo nome sia santificato anche nella vita di ogni uomo, anche in chi è più lontano da lui, perché tutti possano conoscere Dio, possano essere coinvolti e avvolti dall’abbraccio del suo nome.
Quella di Dio però non è una santità che ci allontana dalla vita, dal mondo, ma è una santità che ci manifesta come discepoli diversi dal mondo e come testimoni di quel Dio che ci ha tanto amato da mandare il suo figlio per salvare il mondo. Sulla croce Dio ha santificato il suo nome e ha salvato il mondo; sulla croce Dio ci ha rivelato quanto è grande il suo amore; sulla croce noi troviamo la misura della nostra vita in Dio, l’infinito.
Dio non è santo perché è chiuso nella sua perfezione, ma è santo perché ci vuole con lui, perché ci rende totalmente suoi.
Allora, nel pregare, questa sera, e nel pregare queste parole che accompagnano le nostre giornate, possiamo provare a chiederci quale volto di Dio cerchiamo nella nostra preghiera; quale volto di Dio vedono quelli che ci incontrano, perché anche in noi c’è un riflesso di quel volto di Dio.
Quale volto di Dio manifestiamo quando ci troviamo insieme, quando siamo una comunità? Possiamo anche chiedere al Padre che davvero il suo nome sia santificato, sia conosciuto, sia presente in noi, in tutto ciò che viviamo, nel mondo in cui viviamo; nei passi delle nostre giornate, nei gesti, nelle parole, nelle scelte che sono il riflesso del nostro essere figli di quel Padre che ci vuole santi come lui è santo.
Vi auguro che sia anche questa l’esperienza che possiamo vivere in questo prossimo Natale, cioè quando contempliamo ancora una volta quanto Dio si è fatto vicino a noi, perché noi possiamo vedere il suo volto, gustare il suo amore ed essere testimoni della sua luce.

Grazie e buon Natale.

A cura di M.M.

 

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