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Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori

Sintesi dell'incontro del primo  venerdì del mese - 6 aprile 2018
Tema: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”
Relatatore: S.E. Mons. Marco Brunetti – Vescovo di Alba (CN)

Sono contento di poter riflettere e meditare con voi questa sera su queste parole della preghiera fondamentale del cristiano, che ci è stata consegnata ed affidata fin dal giorno del nostro Battesimo e che ogni giorno siamo chiamati a pregare non solo nell’Eucarestia, ma anche durante la nostra vita.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica rispetto a questo versetto: rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, ci fa chiedere a Dio Padre di perdonarci, e noi ci riconosciamo peccatori dinanzi a Lui, ma confessiamo al tempo stesso la sua misericordia, perché nel Figlio suo, e attraverso i sacramenti, riceviamo la redenzione, la remissione dei peccati, come dice San Paolo nella lettera ai Colossesi.
La nostra domanda, tuttavia, verrà esaudita solo a condizione che noi prima, a nostra volta, abbiamo perdonato.
Quest’espressione del Padre Nostro, questa formulazione differisce nei due evangelisti in Matteo e in Luca. Matteo dice rimetti a noi i nostri debiti, mentre Luca ricorre a un termine più teologico: rimetti a noi i nostri peccati.
Debiti, peccati, però credo che il suo contenuto resti invariato in ambedue gli evangelisti. In questa preghiera insegnata da Gesù stesso, c’è il desiderio di chiedere a Dio il perdono. Il credente, il battezzato, il discepolo sa bene di essere un debitore, un peccatore; sa che la sua vita registra debiti e peccati sempre accesi con Dio e con i fratelli. Credo sia questa la cosa da fare: riconoscere continuamente e umilmente che siamo peccatori e bisognosi della misericordia di Dio.
Abbiamo in mente la parabola del Vangelo, del pubblicano e del peccatore. Il pubblicano in piedi nel tempio loda Dio dicendo: io osservo i comandamenti, io pago la decima. Invece il peccatore, in fondo alla chiesa dice: Signore, perdonami perché ho peccato. Questi sono due modi di atteggiarsi nei confronti del Signore. Il credente sa di essere un peccatore, ma proprio per questo sa quanto è grande la misericordia di Dio, quanto è grande il cuore di Dio, quanto il peccatore è veramente capace di accogliere il Signore.
Non sono venuto per i giusti, ma per i peccatori, leggiamo nel Vangelo; quindi ogni peccatore deve sentire su di sé lo sguardo misericordioso di Dio. Il credente sa che ascoltando la Parola di Dio c’è la presenza di Dio in mezzo a noi; la Parola di Dio illumina il nostro cammino e ci fa comprendere che gli errori sono ingiustizia e dunque peccato.
Cari fratelli e sorelle, chiediamo allo Spirito Santo che dia a ciascuno di noi la forza di riconoscere sempre i nostri peccati perché, solo riconoscendo i peccati potremo ricevere, accogliere e comprendere il grande amore di Dio che è la misericordia di Dio.
Il cristiano è un uomo che si è convertito dagli idoli a Dio, dice la prima lettera ai Tessalonicesi, e nel suo cammino torna al Padre.
Siamo pellegrini, siamo continuamente in cammino e continuamente, a causa della nostra fragilità umana, a causa della nostra debolezza spirituale cadiamo e inciampiamo e abbiamo quindi bisogno di riprendere il cammino. Ogni giorno il cristiano deve rinnovare la sua conversione a Dio, nessuno può dire sono arrivato. Il cammino verso la perfezione, verso la santità è una chiamata verso la quale abbiamo il dovere di rispondere.
L’antico popolo ha ricevuto le tavole della legge, i Dieci Comandamenti, ma il Signore Gesù ci ha dato un nuovo comandamento, che li riassume tutti: amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze e amare il prossimo.
Ed è sul comandamento dell’amore che noi dobbiamo giudicare la nostra vita e le nostre azioni. Ogni volta che noi compiamo un atto, un’azione che è contro l’amore commettiamo un peccato. È molto semplice, sapete, e ogni volta che noi facciamo un atto d’amore verso qualcuno, è una cosa gradita agli occhi di Dio.
Solo con il perdono possiamo ricominciare. Non è facile perdonare lo sappiamo; quante volte abbiamo sentito dire, basta io non lo perdonerò mai. Questo non è cristiano perché il perdono non è un atto di giustizia, in quanto la giustizia ha altri parametri. A ciascuno il suo, e quindi a una colpa deve corrispondere una penitenza.
Il perdono, che non è un atto di giustizia, è un atto d’amore. Perdonare significa donare; ti faccio questo dono, non perché tu hai ragione o perché hai fatto bene. È chiaro che perdonare significa condividere qualcosa di grande verso chi ha commesso una colpa, è un atto di amore, non è un atto di giustizia. Allora il perdono, quello vero, quello autentico è incondizionato: il perdono è gratuito, è un fiume di grazia.
Nel Padre Nostro diciamo: rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo. Vuol dire che il Signore, donandoci il perdono, ci chiede che anche noi lo accordiamo agli altri. Gesù è molto netto al riguardo, come mostra il commento che egli fa seguire a questa domanda; infatti Gesù dice: se voi perdonerete agli altri le loro colpe il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi, ma se voi non perdonerete agli altri neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe. Dobbiamo diventare ed essere testimoni della misericordia, apostoli della misericordia e del perdono di Dio.
Leggiamo nel Vangelo di Marco, al capitolo 11, che dobbiamo perdonare prima di portare l’offerta all’Altare. Il Vangelo di Matteo al capitolo V, dice di perdonare settanta volte sette, cioè sempre, come anche leggiamo in Matteo 18: perdonare fino ad amare, a fare del bene, a pregare per chi ci fa del male e ci è nemico. Solo così noi cristiani saremo beati, ottenendo misericordia in quanto misericordiosi.
Così saremo figli dell’Altissimo, che è buono con i malvagi e con gli ingrati, e sperimenteremo veramente la remissione dei peccati da parte di Dio, l’unica esperienza di salvezza a noi concessa qui sulla terra. Amen

A cura di M.M.


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