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Non ci abbandonare alla tentazione


Il Padre nostro è la preghiera uscita dal cuore stesso di Gesù, il Figlio del Padre. E anche noi, quando preghiamo il Padre nostro ci mettiamo nell’atteggiamento interiore dei figli che con grande fiducia si rivolgono al Padre.
Questa sera vorrei soffermarmi con voi sulla richiesta che rivolgiamo a Dio Padre nostro: “non ci indurre in tentazione”. Per secoli nella Chiesa si è sempre pregato così: non ci indurre in tentazione. Tutto chiaro? Più o meno.
“Indurre” insieme a “Tentazione” - sono parole che se non sono capite nel modo giusto possono darci un’immagine poco piacevole di Dio perché ci viene da pensare che Dio può tentarci quando e come vuole, e noi subiamo quello che Dio decide.
Siccome la tentazione non è mai una cosa bella, quando noi chiediamo a Dio Padre “non ci indurre in tentazione”, è come se gli chiedessimo: non farci cadere nella tentazione, non farci cadere nel male. In queste parole “indurre” unita a “tentazione” si cela il rischio di pensare che sia Dio l’autore delle nostre tentazioni.  No, Dio non tenta nessuno.
Ce lo dice la Parola di Dio. San Giacomo nella sua lettera scrive: “Nessuno, quando è tentato, dica: «sono tentato da Dio»; perché Dio non può essere tentato al male ed egli non tenta nessuno”.
Allora ecco i suggerimenti per rivolgersi a Dio in un modo più giusto e più vero: “Non consentire a che noi siamo indotti in tentazione”. Oppure “non permettere che noi entriamo o soccombiamo alla tentazione”. E ancora “Non ci lasciar cadere in tentazione” oppure “Non abbandonarci alla tentazione”.
Anche Papa Francesco, commentando il Padre nostro, giunto a questo punto ha detto: «Così com'è non va. Occorre una nuova traduzione più aderente alla lettera e allo spirito dell'insegnamento di Gesù”. Perché a farci cadere in tentazione – ci ricorda il papa – non è Dio, ma siamo noi che ci lasciamo tentare fino a cadere. Non è Dio che ci butta nella tentazione per poi vedere come siamo caduti e come ce la caviamo. Un padre non fa questo, un padre aiuta ad alzarsi subito”. «Quello che ci induce in tentazione – precisa ancora il Pontefice – è Satana; quello è l’ufficio di Satana».
Dicendo a Dio di non abbandonarci in realtà gli mettiamo davanti tutte le nostre fragilità, e tutto ciò che dentro di noi ci inquieta e ci tira in basso verso cose discutibili e anche cattive; per questo gli chiediamo aiuto perché siamo noi che facilmente ci lasciamo ingannare e illudere dalla tentazione.
Un grande studioso, l’abbé Jean Carmignac, diceva con amarezza che dire a Dio non indurci in tentazione era proferire una autentica bestemmia, perché conosceva il vero significato delle parole usate dagli evangelisti.
Consideriamo ora la tentazione a cui il Padre non vuole abbandonarci. Io credo che quando sentiamo la parola tentazione ognuno di noi abbia un modo tutto suo di intenderla.
“Tentazione” è una parola che usiamo per dire cose molto diverse tra loro. Da quelle più buffe a quelle più drammatiche. Ognuno ha le sue tentazioni che lo visitano spesso e volentieri e alle quali fa fatica ad opporsi. Pensate ai vizi capitali che tutti abbiamo.
Una tentazione che, chi più e chi meno, prende tutti, è quella del dio denaro. Cosa non si fa per denaro! Al dio denaro si accompagna sempre il dio sesso e il dio potere con tutte le sue attrattive. Le tentazioni non sono tutte uguali, però tutte ci dicono quanto siamo fragili, deboli, confusi e, di conseguenza, quanto bisogno abbiamo di aiuto vero da parte di Dio per non lasciarci andare a farci e a fare del male.
Tra tutte le altre tentazioni c’è anche quella che va direttamente contro Dio. Nel nostro cuore convivono fede e incredulità. In certi momenti difficili che possiamo attraversare, la tentazione diabolica è quella di indebolire la fede e far crescere l’incredulità e farci dubitare di Dio o illuderci di poter fare a meno di Dio. Gesù ha detto “Senza di me non potere fare nulla”. Ma quanti lo prendono sul serio? Il pensare di fare a meno di Dio è la tentazione e il peccato di Adamo e di Eva. Il Tentatore mira sempre e solo a staccarci da Dio.
Pensate a Gesù nel deserto. Il Tentatore cerca di attirarlo a sé staccandolo da Dio suo Padre facendogli balenare davanti agli occhi grandi successi, un potere assoluto, denaro e ricchezze a non finire. Le risposte di Gesù invece sono tutte nell’affermare la sua piena fedeltà a Dio suo Padre. “Non di solo pane vivrà l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.
Quando le tentazioni cominciano a girarci attorno, preghiamo il Signore perché ci aiuti a non lasciarci vincere da esse. Pensiamo, ad esempio, alla tentazione di tradire la propria moglie o il proprio marito; oppure quell’irresistibile voglia di farla pagare a chi ci ha trattato male, o voler a tutti i costi far le scarpe a un collega per farci belli davanti al capo. Il Tentatore ha tante carte da giocare contro di noi per farci andar fuori strada.
Una delle tentazioni più comuni è quella di dirci: “ma sì che male c’è se per una volta mi lascio andare?” E non ci rendiamo conto che in questo modo apriamo la porta a situazioni e comportamenti di cui poi ci pentiamo amaramente.
Ci sono poi situazioni di malattia, di sofferenza, di morte che ci tentano contro Dio. In questi casi tormentati, bui del nostro cuore può farsi strada la tentazione di sentirsi abbandonati da Dio, anzi a lasciare Dio ritenendo che non è buono perché ci fa soffrire.
La preghiera del Padre Nostro è la preghiera della persona onesta che riconosce la sua debolezza e la sua fragilità. Sente che la sua fede e la sua speranza cominciano a vacillare.
“Padre, aiutami a non cedere alla tentazione”; ecco la preghiera del cristiano. E’ la preghiera insistente di un figlio che sa di essere piccolo, fragile, debole, proprio come un bambino e per questo bisognoso di tanto aiuto.
Per non cadere nella tentazione, Gesù dice a tutti noi di vigilare e pregare. Senza la preghiera insistente facciamo un buco nell’acqua.
Le tentazioni, qualunque esse siano, sono anche sempre delle prove della nostra fede in Dio; per questo, superare le tentazioni è anche un rafforzare la nostra fede, la nostra speranza nel Signore.
Dobbiamo pregare con insistenza il Padre dei Cieli sempre e soprattutto quando, per debolezza, la tentazione ha la meglio su di noi perché non ce l’abbiamo fatta a resistere.
Non chiudiamoci sfiduciati in noi stessi. Anche se stiamo male e proviamo vergogna di noi stessi, non stiamo a piangerci addosso amareggiati, ma rialziamoci e ritorniamo a Dio che è sempre Padre con le braccia aperte.
Quando ci sentiamo sedurre o siamo stati sedotti dalla tentazione: allora più che mai dobbiamo invocare il Signore Gesù che ci è sempre vicino e non ci abbandona mai.
Egli lotta con noi, accanto a noi e in noi. Questa è speranza cristiana.

A cura di MM

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