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La casa sulla roccia

Sintesi primo venerdì del mese di novembre 2016
Dalla relazione di Padre Lino Piano, Superiore della Piccola Casa della Divina Provvidenza Cottolengo

Dal Vangelo secondo Matteo: «In quel tempo Gesù disse: “Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile ad un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia.Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma non cadde. Era fondata infatti sulla roccia. E chi ascolta queste mie parole, ma non le mette in pratica, può essere paragonato a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti: si abbatterono su quella casa ed essa cadde e la sua rovina fu grande”.

In questi tempi di terremoti la parole della parabola sono di attualità. Certamente noi sappiamo bene che è facile costruire una casa sulla roccia, ma più difficile è costruire la nostra vita sulla roccia.

L’immagine della parabola significa che dobbiamo costruire la nostra vita sulla roccia; mi pare questo l’insegnamento più importante di questo breve brano evangelico.

Come facciamo, allora, a costruire la nostra vita sulla roccia? Gesù dice: “Chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica è uno saggio che costruisce la sua casa - cioè la sua vita - sulla roccia”. Quindi, dalle parole evangeliche, dobbiamo trarre delle certezze soprannaturali, che ci possono orientare in qualunque situazione della nostra vita; se noi abbiamo delle certezze soprannaturali, evangeliche, possiamo orientarci in qualunque momento della nostra vita.

Quando ero studente a Roma negli anni settanta, una volta siamo andati in udienza dal Papa Paolo VI e, parlando famigliarmente con noi, ha detto una frase che mi è sempre rimasta come ricordo. Allora c’erano molti problemi nella Chiesa; ci sono sempre stati, e lui ha detto a noi giovani studenti che dobbiamo avere delle certezze per orientare bene la nostra vita.

E’ proprio così, abbiamo bisogno delle certezze soprannaturali, evangeliche, per orientare la nostra vita sulla roccia, cioè saldamente.

Quindi, le parole evangeliche ci servono per questo scopo; ma quali sono queste certezze? Ce ne sono tante, per tutti i gusti, ovviamente secondo la sensibilità di ciascuno; però quest’anno, in modo particolare il Papa ci ha richiamati sulla certezza della misericordia divina nell’anno giubilare che stiamo per terminare.

Questa è una certezza soprannaturale che se è radicata nella nostra vita ci può orientare a vivere veramente radicati nella roccia: la certezza della misericordia divina. Tutti noi abbiamo bisogno di misericordia, misericordia da parte di Dio e degli uomini, e quando la sperimentiamo ci sentiamo allargare il cuore.

Certamente tutti noi, qualche volta, abbiamo fatto questa esperienza, cioè trovando misericordia negli altri e, soprattutto, da parte di Dio, il nostro cuore si è allargato, si è consolato, si è incoraggiato; ha avuto una spinta per vivere meglio.

Quindi la misericordia sperimentata ci apre ad un’altra certezza che è collegata con quella della misericordia: è la certezza dell’amore di Dio. Però questa certezza dell’amore di Dio è facilmente messa in crisi.

Una volta ho sentito un cappellano di ospedale che diceva che l’ospedale è il luogo, più di ogni altro, dove si sente dire ciò che Dio dovrebbe fare: non doveva far ammalare il parente, non doveva permettere questo, non doveva permettere quest’altro

Anche noi, forse, qualche volta ci siamo lasciati andare a queste espressioni dicendo: Dio mi ha castigato, non doveva fare così o non doveva permettere questo. Queste espressioni mettono in crisi la certezza dell’amore di Dio.

Eppure la scoperta dell’amore di Dio e della sua misericordia nei nostri confronti è l’esperienza più consolante che noi possiamo avere.

E’ difficilissimo scoprire l’amore di Dio quando le cose vanno male, quando le tragedie ci opprimono, quando il male dilaga. E’ più facile lasciarsi andare alla disperazione o al rifiuto della misericordia e dell’amore di Dio.

Il mistero del male è quello più difficile da capire, e allora bisogna sempre ricordare che Dio non vuole il male, Dio non vuole assolutamente il male.

Quelli che compiono il male non sono guidati da Dio, non sono animati dalle parole evangeliche e non sono ispirati dallo Spirito Santo; però nella loro libertà possono anche arrivare a questo.

Queste persone che praticano il male in tutti i sensi hanno bisogno di vedere che qualcuno fa il bene, che qualcuno è capace di fare il bene nonostante tutto. Hanno bisogno di vedere gli esempi contrari a quello che loro fanno, cioè esempi di bene, esempi evangelici, esempi di carità, di pazienza, di dedizione e di coraggio.

Soltanto così possono essere aiutati a modificare la loro vita passando dal male al bene, perché soltanto questi esempi possono toccare il cuore.

Allora proviamo noia fare il bene, a credere nel bene per costruire la nostra vita sulla roccia, coltivare la certezza dell’amore di Dio, la certezza che il bene va sempre bene; queste sono le certezze che possono veramente far costruire la nostra vita sulla roccia.

Il senso della parabola diventa chiaro per noi, se ogni giorno costruiamo la nostra vita sulla roccia che è il Signore, sulla roccia che è la Parola evangelica, sulla roccia che è l’amore di Dio e del prossimo. Pertanto potranno venire le tribolazioni e altre cose, ma nulla potrà veramente infrangere o sconfiggere questo atteggiamento.

L’apostolo Paolo dice: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? ”Dice: niente, assolutamente niente; non il martirio, non la morte, né le tribolazioni, nulla, perché l’amore tutto questo supera di gran lunga tutto il male che noi possiamo vedere e sperimentare in questo mondo.

Dobbiamo credere alla misericordia di Dio, dobbiamo avere la certezza dell’amore di Dio se vogliamo trasformare profondamente la nostra vita.

MM

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(Don Adriano)