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La preghiera al cuore delle relazioni - parte 4

La preghiera: accoglienza della presenza trinitaria in noi
L’ascolto della Parola di Dio contenuta nella Scrittura, Parola accolta, custodita e meditata nel cuore, non può fare altro che suscitare in noi la consapevolezza e l’accoglienza sempre più distinta, convinta, tersa, radicata in noi della presenza di Dio, del Dio vivente, “più intima di quanto noi possiamo esserlo a noi stessi” (s. Agostino, Confessioni III, 6, 11). La preghiera ci porta a scoprire la nostra verità più profonda: Dio è presente in noi, non come frutto della nostra ricerca, né come risultato del nostro desiderio, perché la presenza di Dio precede il nostro desiderio e lo sforzo di “conquistarlo”, ma come dono e consegna di Dio stesso attraverso la sua Parola.
Per noi cristiani, divenuti, con il battesimo, tempio vivo della ss. Trinità, pregare significa essere in relazione intima con il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo. La struttura della preghiera cristiana è rigorosamente trinitaria: è rivolta al Padre del cielo, nel nome di Gesù Cristo con il quale preghiamo “il Padre suo e Padre nostro, Dio mio e Dio vostro” (Gv 20,17), nello Spirito Santo che abita in noi e ci dona la sua forza.
Quanto alla formula di conclusione: “Questo domandiamo, Padre santo, per il nostro Signore, Gesù Cristo, tuo Figlio che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli”, essa colloca esattamente la nostra preghiera nella relazione a Dio Padre, per mezzo del Figlio, nello Spirito. Riaffermiamo la nostra fede nel mistero della Trinità. E’ molto significativa anche la finale: “per tutti i secoli dei secoli”. E’ la traduzione letterale di una espressione ebraica: significa che la sovranità divina, a cui ci accostiamo con la preghiera, sorpassa il tempo e ci immerge in tutto il corso della storia, fino al suo compimento, quando il Padre, “nella pienezza dei tempi, ricondurrà al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra” (Ef 1,10) e Gesù Cristo “con-segnerà il regno a Dio Padre” (1Cor 15,24). La preghiera è, quindi, l’emergere del Padre in noi, il riconoscimento del Padre, dire al Padre la preghiera di Gesù, nello Spirito Santo. Al Padre, per Cristo, nello Spirito Santo. “Per mezzo di Gesù Cristo possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito” (Ef 2,18).
Siamo qui al cuore della preghiera: mistero della nostra relazione filiale con Dio, mistero della nostra comunione con il Figlio, Gesù Cristo, mistero del nostro assenso allo Spirito, che intercede per noi “con gemiti ineffabili”, cioè in un modo di cui non possiamo neanche precisare i termini. Noi non preghiamo la ss. Trinità, ma piuttosto preghiamo nella ss. Trinità, afferrati e coinvolti nella comunione di vita e di amore e di gaudio della ss. Trinità.

La preghiera: mistero della nostra comunione con il Figlio, Gesù Cristo
Luca presenta pubblicamente Gesù per la prima volta, con il nome che lo qualifica: colui che “stava in preghiera”, “era in preghiera” (Lc 3,21). Troviamo un tempo all’imperfetto… In seguito, lo definirà con la stessa caratteristica: colui che è in preghiera, l’Orante, come fosse questo il suo nome proprio. Per Gesù, la preghiera non è una parentesi, non è mai ai margini, ma alla radice di ogni passo: è il cuore della sua vocazione e della sua missione tra gli uomini. Non è una pausa nell’azione, un intervallo, ma il centro propulsore e irradiante di tutto il suo vissuto terreno. Gesù vive di preghiera, respira la preghiera, si identifica con la preghiera: “Io sono nel Padre e il Padre è in me” (Gv 14,11).
Cristo è l’Orante e ci invita ad entrare nella sua preghiera, a condividere la sua preghiera, a fare nostra la sua preghiera. Ogni uomo ha una sua personale chiamata alla preghiera, ma ciascuno è invitato ad essere orante “per Cristo, con Cristo e in Cristo”. Di fatto: 1°) dallo Spirito Santo, come dall’unica sorgente, scaturisce tutta la preghiera presente nel mondo, dalla creazione alla sua conclusione, a qualunque Dio sia rivolta; 2°) Gesù è l’Orante, che “interpreta”, riassume in sé e offre al Padre tutte le preghiere dell’Antico e del Nuovo Testamento, in qualsiasi modo siano formulate ed espresse; quelle nate dal silenzio del cuore o dalla solennità della liturgia, e quelle gridate dagli uomini nella confusione e nel dolore. Nulla è più grande di Gesù Cristo, e in Gesù Cristo nulla è più grande della sua preghiera.

padre Domenico Marsaglia

 

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